
L’impresa del futuro: benvenuto ad una cena di gala sostenibile (*)
4 Giugno 2025Oggi, il principio di meritocrazia viene frequentemente invocato come chiave di volta per riformare la pubblica amministrazione (PA) e rilanciare l’efficacia dei servizi di pubblica utilità. Tuttavia, la tensione tra l’idealità meritocratica e le pratiche burocratiche consolidate solleva interrogativi profondi sulla realizzabilità di tale modello.
Ed allora, nel settore pubblico, la meritocrazia è una prospettiva concreta o una costruzione utopica?
Come è noto, la PA è chiamata a rispondere a una duplice sfida: da un lato la crescente domanda di servizi efficienti, dall’altro una percezione diffusa di opacità e stagnazione organizzativa (cfr. Ongaro, 2009). In tale contesto, il richiamo alla meritocrazia si configura come tentativo di rifondare la legittimità della PA su basi più eque, fondate sulla competenza, l’imparzialità e la performance (cfr. Peters & Pierre, 2003).
Tuttavia, a dispetto della sua forza simbolica, la meritocrazia fatica a tradursi in prassi effettive. Non è un caso che, principalmente nella PA, assistiamo al “paradosso della competenza negata”: chi tenta di innovare o portare contributi tecnici qualificati può essere visto con sospetto, in quanto elemento dissonante rispetto agli equilibri consolidati (cfr. Cassese, 2010; Dahlström et al., 2011).
In casi più complessi ove la miopia ed il degrado regnano sovrani, l’innovatore è visto come un rompiscatole, un “appestato” da isolare completamente con ogni mezzo e forma. Chi è ancorato alle proprie idee, è sicuro di non commettere errori ed è restio al cambiamento ed alle innovazioni, non è dotato di materia grigia. Di contro, per l’innovatore l’errore è la sua materia prima; perché cambiare serve soprattutto a generare un’idea nuova in un continuum inarrestabile.
Ed allora, quali sono gli ostacoli che la meritocrazia e l’innovazione incontrano?
- ostacoli normativi e procedurali: complessità delle regole;
- ostacoli culturali: cultura amministrativa difensiva, che privilegia la stabilità interna e il mantenimento dello status quo;
- ostacoli politici e istituzionali: pratiche “informali” e lottizzazione incarichi.
La combinazione di questi ostacoli produce un effetto sistemico: la demotivazione dei talenti, la fuga di competenze verso il settore privato o l’estero e un progressivo svuotamento della funzione pubblica come spazio di innovazione e responsabilità. Di conseguenza, la meritocrazia finisce per assumere il profilo di un’utopia regolativa: necessaria come orizzonte ideale, ma continuamente frustrata nella pratica (cfr. Bloch, 1959).
Alla luce di quanto sopra, la meritocrazia deve essere sottratta alla retorica semplificatoria e restituita alla complessità delle riforme reali: valutazione trasparente, formazione continua e governance multilivello sono solo alcune delle leve su cui intervenire.
Superare questi ostacoli non è impossibile, ma richiede una riforma profonda e non solo normativa. Pertanto, il rinnovamento della PA deve passare inevitabilmente dalla capacità di riconoscere e valorizzare il merito, in tutte le sue forme. Ovvero, di creare valore. Ciò, non significa negare il ruolo delle regole, ma evitare che esse diventino strumenti di esclusione o immobilismo.
(*) autore: Ing. Luca Brancaccio – Direttore Generale AMC SpA e Componente CdA ANM SpA.